Ciao sono Robin,vi ricordate di me? Io sono quello con la mantellina gialla, il panciotto rosso e la mascherina nera sul viso che tira fuori dai guai l’amico grande e grosso come un armadio quattro stagioni, con il mantello nero a forma di ali di pipistrello e la maschera con le orecchie a punta.Sono Robin, quello che non ha mai digerito il fatto che più casini crei e più ci si ricorda di te, quello a cui non interessa il finto matrimonio di una appassita vedette di avanspettacolo,che non si innamora di chi scrive o canta una canzone pensando sia dedicata solo a lui o a lei,quelllo che sembra sempre distratto da qualche altra cosa ma che invece è sempre lì,accanto a te pronto a sostenerti quando ne hai bisogno, a sostitirti quando non ce la fai proprio ad affrontare le asperità della vita.Sono Robin, quello a cui nessuno fa caso perchè c’è un armadio quattro stagioni con le orecchie a punta che prende tutta la scena. Quello che quando non ce la fa più si chiude una porta alle spalle ma se lo chiami perchè hai bisogno di lui la riapre E’ strano come una porta, una semplice normale porta, possa dare corpo ad identiche emozioni anche se usata in modo diverso. L’ultima volta che ho chiuso una porta dietro le spalle ero carico di rabbia, di amarezza, di paura. Quando ho riaperto quella semplice stupida porta ho provato le stesse emozioni. Rabbia e amarezza per quello che hai perso e paura per quello che ti aspetta. Di queste tre emozioni penso che la prima possa darti comunque una carica emotiva che ti spinge a reagire non sempre purtroppo in modo corretto, la seconda la reputo neutra, con l’amarezza finisci per conviverci ma non ha un peso determinante nelle tue azioni. La terza è la peggiore. E’ quella che ti impedisce di razionalizzare il momento contingente e di proiettarlo in un progetto per il futuro. Parlo di qualsiasi tipo di progettualità, sia che riguardi il lavoro, l’amore, il sesso, la vita stessa. La paura è un’emozione subdola, si insinua sommessamente nella tua vita e ti accompagna per anni ed anni, condizionando le tue scelte senza che tu ne sia consapevole. Anzi spesso neghi di aver paura e pensi di essere un pò depresso o tanto depresso e che nessuna cura può avere effetto per cui rimarrai depresso a vita, invece la depressione è il tuo porto sicuro dove rifugiarti quando senti che la paura sta prendendo il sopravvento. La depressione spesso giustifica il tuo non agire “scusami se non faccio ciò che mi chiedi ma sono depresso, altrimenti …” non me la sento di impegnarmi in un progetto di vita perché sono depresso, altrimenti “…” vorrei essere padre o madre, ma come posso esserlo se sono depresso? “vorrei uscire insieme agli altri ma sono depresso, meglio rimanere in casa “. Quante volte abbiamo pensato di fare qualcosa di importante e quante volte abbiamo iniziato a farlo con allegria e trasporto? Quante volte nel corso di una qualsiasi attività abbiamo sentito un senso di sospensione ed il nostro stomaco sprofondare in un abisso senza fine? Quante volte abbiamo interrotto le nostre attività in maniera definitiva dopo aver sentito lo stomaco sprofondare? Eppure ci sentivamo gratificati dalle nostre azioni, pensavamo di aver trovato la nostra strada. La depressione è venuta dopo, e tutto sommato ci ha protetto proprio dalla paura. Di non essere adeguati, di non essere all’altezza, di non aver fatto la scelta giusta, di non essere capiti, di essere qualcuno che non pensavamo di essere, o di non essere qualcuno che pensavamo di essere. Insomma vorremmo poterci sentire sempre numeri primi, divisibili solo per uno o per se stessi. Vorremmo non dover ammettere i nostri limiti, vorremmo essere i registi gli sceneggiatori e gli interpreti della nostra esistenza, e perché no anche degli altri. Insomma dall’alto della nostra arroganza esistenziale dobbiamo essere gli eroi di noi stessi e di chi ci è vicino. In questa realtà virtuale in cui ormai siamo naufragati nessuno vuole essere un comprimario, avere un ruolo secondario, nessuno vuole defilarsi e tantomeno ha interesse ad ascoltare, vedere, recepire per conoscere, dimenticando che il vero eroe non è mai il grande guerriero che si erge a paladino dei deboli ma colui che forte della sua conoscenza a quel guerriero fa da guida. E’ questo tempo che ci ha forgiati in questo modo ed è difficile per noi capire chi e cosa realmente siamo, non siamo dotati di strumenti adatti ad una seria introspezione e purtroppo non ci sono applicazioni da scaricare sul cellulare che ci possano aiutare a farla. Ed andiamo avanti imperterriti pensando di essere dei grandi mentre in realtà sbagliamo, senza rendercene conto, i rigori decisivi. E’ questo che fa l’armadio quattro stagioni con le orecchie a punta che ho come partner, Mi chiedo se valga davvero la pena di non voler essere robin.