Ariel Lille Havfrue non voleva ancora aprire gli occhi. Le sue gambe erano immerse nell’acqua fino alle ginocchia e le carezze del mare le procuravano dei brividi sottili di piacere mentre il sole riscaldava il suo viso da bambina. Non che fosse realmente una bambina, ma la delicatezza dei suoi lineamenti traeva spesso in inganno in merito alla sua reale età. Chi mai avrebbe potuto darle quasi duecento anni ?. Ariel era così concentrata a gustare con tutti i suoi sensi l’ambiente che la circondava che non si accorse del sopraggiungere della ragazza della locanda e sobbalzò sentendo la sua voce roca…
“ attenta ai piccoli pesci che circondano i tuoi piedi, sembra che ti facciano il solletico ma mangiano la pelle morta…alla lunga può diventare fastidioso.”
Ed in effetti la sottile e continua vibrazione che sentiva intorno agli alluci cominciava a darle un senso di precarietà.
“Sì, hai ragione, all’inizio mi sembrava che la sabbia scorresse fra le dita, mentre ora mi sembra di sprofondare.”
“ Vieni da lontano ? “
chiese la ragazza della locanda
“ Si, molto lontano”
rispose Ariel, anche se non sapeva con certezza quanta fosse la distanza che la separava dal suo scoglio. Del resto non sapeva con esattezza nemmeno dove fosse ubicata la lunga spiaggia. Sapeva solo che dal suo scoglio distava un battito di ciglia.
La ragazza della locanda rollò una sigaretta e l’accese aspirandone golosamente il fumo ed il sentore amaro del tabacco bruciato scosse Ariel dal piacevole torpore mentale che l’avvolgeva.
“ Dove siamo?” chiese alla ragazza
“ A Playa Paraiso, la spiaggia di Tulum. Questa spiaggia ha visto sbarcare i conquistadores spagnoli ,li ha visti affondare le loro lunghe lame nei corpi del popolo Maya. E dopo ha visto i loro figli bastardi arrivare dai Caraibi a portare altro dolore, altra violenza ed altro sangue.”
Un brivido freddo percorse la schiena della piccola sirena. Sentì il dolore di quella terra e pensò al suo piccolo scoglio dove nulla succedeva e la solitudine era la serena compagna di ogni giorno. La ragazza della locanda tossì ripetutamente
“ Fottute sigarette,mi stanno uccidendo giorno dopo giorno”
Ariel sorrise sentendo quelle parole e pensò che non erano solo le sigarette ad uccidere giorno dopo giorno. Alzò gli occhi attratta dallo stridio di un gabbiano e ne seguì per un attimo il volo.
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